Autore : ETA BETA- Titolo : 7 giorni per fidanzarsi
Quella sera di metà settembre faceva un gran freddo, ma ciò nonostante Laura Muretti si trovava al parchetto della città, insieme alla sua amica del cuore Manuela Mele. Entrambe erano ben consapevoli del fatto che quello era stato il loro ultimo giorno di libertà, poiché la mattina seguente sarebbe ricominciata la scuola. -Non ci posso credere, domani andremo in prima liceo classico! Il peggio è passato: ormai abbiamo finito il ginnasio. – Disse Manuela, una ragazza dai capelli biondi e lunghi fino alle spalle, snella, con bellissimi occhi verdi e alta poco meno di un metro e mezzo. Per tutta risposta Laura scosse il capo –Secondo me il peggio deve ancora arrivare. – affermò. Era più alta di Manuela di almeno dieci centimetri, aveva capelli castani che arrivavano fin sotto il punto vita, occhi talmente scuri da sembrare neri e una carnagione olivastra. –Basta con questo pessimismo! – Le rispose l’amica –Il mio non è pessimismo, ma realismo! A giugno ho rischiato di avere il debito in greco, ma non ho preso neanche una lezione, voglio proprio vedere come farò adesso! – esclamò –Spera che ci capiti un insegnante bravo, buono e che regali i voti, così sarai a posto. – tentò di consolarla Manuela, sorridendole. –Ciò vuol dire che ho una probabilità su mille di sopravvivere.-Sospirò Laura. Le due si alzarono dalla panchina su cui erano sedute per dirigersi a casa. La mattina seguente, la nuova insegnante di greco si trovava in sala professori, mentre si preparava per il suo primo giorno di lezione in quel liceo “Spero che mi siano capitate delle classi decenti!” pensava impaziente, guardando l’orologio “Non ho alcuna voglia di essere bombardata con palline di carta mentre interrogo!” sistemò i libri nella sua borsa, si pulì gli occhiali e s’infilò una caramella alla menta in bocca. La campanella suonò. “Bene,” Disse a sé stessa “si entra in gioco.” Laura, seduta all’ultimo banco nella parte destra dell’aula, chiacchierava con Manuela ed altre due compagne, Ermelinda e Giuliana. –Anno nuovo, vita nuova! – Esclamò la prima, una ragazza mora, grassottella ma graziosa, con un allegro sorriso sempre stampato sulle labbra – Speriamo solo che sia una vita migliore…- rispose Laura senza alcun entusiasmo –Non ricominciare!- disse Manuela, Giuliana rise, al contrario di Ermelinda era molto magra e aveva capelli rossi tagliati cortissimi. –Siamo solo al primo giorno di scuola e tu sei già in crisi? – Chiese scherzando. Ad un tratto tutti smisero di parlare: la professoressa era entrata in classe. “Dio mio, quanto è brutta!” Pensò Laura. L’insegnante era una donna di statura normale, un po’ cicciona, dai capelli castani chiari tenuti raccolti in una crocchia, portava un paio di occhiali formato televisore ed era completamente struccata. Non aveva nemmeno una ruga in viso, ma la camicia grigia, la gonna nera e le ballerine color argento che indossava la invecchiavano di dieci anni. -Buon giorno, - Disse con la sua flebile voce – mi chiamo Emilia Piras e sono la vostra nuova insegnante di greco. – tacque per un attimo –Non dovete assolutamente pensare che questa materia diventi facilissima una volta finito il ginnasio. –Laura pensò: “Che bell’incoraggiamento. Sono proprio nei guai!” La professoressa riprese: –Non mi aspetto che tra voi ci siano molte persone particolarmente dotate per quanto riguarda la mia disciplina. Per i pochi scelti dal fato: mai astenersi o compiacersi! E’ questo il mio motto. Vi avverto: chi si asterrà, si compiacerà, o peggio ancora poltrirà, con me come insegnante non avrà vita facile. - e volse lo sguardo verso Ermelinda –Tu, che voto hai avuto in pagella per greco?- la ragazza rispose: -Sette. – la prof si rivolse a Laura. -E tu? – -Sei!- Passò la sua ora a commentare i voti ottenuti dai ragazzi l’anno precedente e assegnò una versione per il giorno dopo –Badate bene, - disse –domani vi interrogherò su questo brano, non venite impreparati. – concluse. Si levò un coro di proteste che lei ignorò, mentre usciva dall’aula soddisfatta, consapevole di aver adempiuto il suo dovere di insegnante sin dal primo giorno. -Questa traduzione non ha un minimo di senso!- Affermò Laura alzando la testa dal vocabolario dopo due ore di lavoro. Decise di farsi dettare almeno un paio di frasi da qualche compagno, così telefonò a Giorgia, la secchiona della classe, che rispose al cellulare immediatamente. -Ciao Laura, tutto ok? – Le chiese senza nemmeno dire “pronto”, lei sospirò –Purtroppo no, mi serve il tuo aiuto per la versione di greco. Mi detteresti un paio di righe, per favore?- domandò supplichevole – Posso dettartela anche tutta, se vuoi.– rispose Giorgia, Laura le disse tutta contenta: -Grazie, ti adoro, sei il mio angioletto!-lei rise e le dettò la sua traduzione, fatta come sempre ad opera d’arte.–Grazie mille! – Esclamò la ragazza, poi le chiese: -Pensi davvero che domani la Piras interrogherà?- Giorgia rispose:-Non saprei, secondo me l’ha detto solo perché ripassassimo tutto, io per sicurezza ho riletto un paio di cose, ma non penso che voglia cominciare a massacrarci dal secondo giorno!- -Mah… - cominciò Laura –Io le ho trovato un soprannome già da stamattina!- -E sarebbe?- domandò Giorgia incuriosita –Il vecchio gufo grasso!- rispose, la compagna rise –E’ vero che somiglia a un gufo e che è un po’ cicciotta, ma a me sembra abbastanza giovane!- esclamò senza smettere di sghignazzare –Io le darei almeno cinquant’anni, a giudicare dall’abbigliamento!- affermò Laura, poi disse: –Adesso ti devo lasciare, grazie ancora, a domani!- -Ci vediamo a scuola. – concluse Giorgia, e riagganciò. La mattina seguente, dopo due ore di scienze della natura, la Piras entrò in classe. –E’ ancora più brutta di ieri! – Sussurrò Laura a Manuela, che emise un risolino –Ti faccio ridere, Mele? – domandò la professoressa, lei scosse il capo –Scusi prof, parlavo con Laura…- -Quando l’insegnante entra in classe la chiacchiera deve cessare. – la interruppe, poi si sedette –Spero che abbiate fatto la versione. –aggiunse –Vediamo un po’ chi possiamo interrogare…- gli alunni sussurrarono qualche protesta. – Ecco, Laura Muretti e Giorgia Gordini, venite alla cattedra con i libri, ragazze, lasciate pure i quaderni sui vostri banchi. – Laura si alzò dal suo posto con delle spiacevoli strette allo stomaco, Giorgia invece si avvicinò all’insegnante con aria rilassata. Sistemarono due sedie al lato destro della cattedra e si accomodarono. –Comincia tu, Muretti. –Le ordinò la professoressa. Laura lesse la prima frase come avrebbe fatto un bambino di prima elementare con un testo scritto in piccolo e poi la tradusse, la Piras non sembrava del tutto soddisfatta –Mmmh… Scarsa la lettura, buona la traduzione. Analizza l’unica forma verbale di participio. – Laura sospirò, in maniera tanto discreta da non farsi sentire –Allora, questo sembrerebbe… un participio accusativo maschile singolare…- -Sei sicura? – chiese la professoressa –Ehm… sì… - rispose –Che tempo?- -Presente. – -Aoristo. – la corresse l’insegnante –E per tua norma e regola si tratta di un accusativo neutro plurale, non vedi l’articolo? Quale funzione ha? – chiese -Verbale. – la Piras scosse il capo –Nominale! Ti ho perfino fatto notare l’articolo! – Laura si sentì sprofondare, come se non bastasse l’insegnante le disse: - Un’altra cosa: prova ad analizzare il verbo principale. – -E’ una terza persona singolare attiva, tempo aoristo. – la professoressa scosse il capo – Per tua informazione, Muretti, questo è un perfetto secondo, fino a prova contraria. E’ presente il raddoppiamento e la radice verbale è al grado forte. Da chi hai copiato la traduzione? Recupera al più presto questo cinque, Muretti. – affermò. Poi interrogò Giorgia, che come al solito rispose esattamente ad ogni domanda –Ti metto otto, Gordini. Mai astenersi o compiacersi! – Qualcuno bussò alla porta –Avanti. – disse la Piras con voce autoritaria. Un giovane uomo alto, ben piazzato, dai ricci scuri e gli occhi verdi, vestito con jeans e camicia, entrò in classe. La professoressa gli sorrise raggiante “Strano: anche le streghe sono capaci di sorridere!” pensò Laura. –Buon giorno, ragazzi. – disse loro lo sconosciuto –Come senza dubbio sapete, il caro professor Curreli, il preside al quale voi eravate tanto affezionati, è purtroppo andato in pensione. – a quel punto allargò le braccia –Ed eccomi qua! Io, Fabrizio Cannas, sono pronto a sostituirlo, e sarò a vostra completa disposizione dal lunedì al venerdì, a partire nove e trenta fino alle tredici! – i ragazzi gli sorrisero e ci fu qualche breve risata. Il giovane si rivolse alla professoressa –Ciao, Emilia, come va?- -Bene, grazie. – rispose lei, senza smettere di sorridere –Questi ragazzi stanno facendo i bravi? – domandò ancora –Oh, sì certo!- Laura fece un risolino “Fino a quando non le metteremo una bomba sotto la sedia.” si disse. Infine il preside salutò i ragazzi e l’insegnante per poi uscire. Era passato più di un mese da quel giorno, e per Laura il greco diventava sempre più difficile; doveva decidersi a contattare un insegnante per farsi dare qualche ripetizione. Naturalmente il suo rapporto con la Piras era sempre lo stesso: “Astio totale e reciproco!” pensava lei. “Ecco qual è il mio rapporto con quella professoressa! Dio, quanto la detesto! Ma quel che è peggio è che lei mi odia ancora di più!” Guardò l’orologio: era l’una di notte. Chiuse il libro di greco e andò a dormire, pensando di essere abbastanza preparata per l’interrogazione del giorno dopo. Suonata la prima campana di quel lunedì mattina, Laura, con gli occhi intorpiditi dal sonno, si diresse verso la sua classe svogliatamente, sperando che la Piras non fosse in anticipo, come spesso capitava. Ma poiché la professoressa non era ancora dentro l’aula, la ragazza ebbe il tempo di ripassare qualcosa. -Buon giorno. – Disse l’insegnante entrando, Laura sobbalzò, non si era accorta del suo arrivo. La Piras si sedette per fare l’appello, poi disse: –Oggi ho deciso di andare avanti col programma, rimanderemo le interrogazioni a domani, dato che siamo un po’ indietro. – Laura cominciò a protestare: –Ma come, prof? Stamattina doveva interrogare me!- esclamò –Per oggi non ti interrogo, Muretti, lo farò domani. – affermò, con un tono insopportabilmente calmo –Ma perché?- chiese Laura, anche se la risposta le era già stata data. La professoressa sospirò –Stanotte ho avuto un’illuminazione e ho deciso di non interrogarti. Va bene?- Laura sbuffo, la professoressa aggiunse: -Lo sai, Muretti, che quando fai così sei irritante?- la ragazza si alzò in piedi: -E lei lo sa che assomiglia tanto ad un vecchio gufo grasso?! – si zittì immediatamente, consapevole di aver esagerato, i suoi compagni non ebbero il coraggio di ridere –Continua pure, Muretti, sfogati, so bene che non hai finito. – la incitò l’insegnante, e la ragazza accettò la sfida –Beh, credo che lei mi voglia rendere la vita impossibile! Nella sua materia prendo un quattro dietro l’altro! Spiega come un treno, si comporta come una vecchia zitella acida e non ci aiuta per niente. Queste cose non le penso solo io, ma anche molti altri dei miei compagni!- concluse soddisfatta. La Piras annuì –D’accordo, vuol dire che cercherò di darti una mano come posso. Ci vediamo questo pomeriggio a casa mia alle tre per un ripasso di grammatica, in via Roma numero diciassette. – rispose, Laura sgranò gli occhi per lo stupore, come mai non l’aveva subito spedita dal preside? E perché le aveva offerto il suo aiuto in quel modo? –Se c’è qualcun altro che ha qualcosa da dire, parli adesso o taccia per sempre. – Aggiunse l’insegnante. Nessuno aprì bocca. -Ma dico, sei impazzita?! Che diavolo ti è preso?!- Esclamò Manuela, mentre si trovavano nel giardino durante l’intervallo –Mi sono solo sfogata. – rispose Laura –Secondo me ti ha detto di andare a casa sua perché vuole farti in tanti pezzettini e metterti nel congelatore. - disse ancora Manuela, Laura fece spallucce – Pazza com’è mi avrebbe ucciso da subito. – affermò, -Ehi, ciao belle tipe! – le salutò Paolo, un ragazzo di terza liceo classico, avvicinandosi. –Ciao Paolo, tu e gli altri rappresentanti d’istituto avete chiesto il permesso per fare la festa di Halloween nell’aula magna, sabato prossimo?- chiese Manuela –E’ per questo che sono qui davanti a voi. – rispose lui sorridendo. Era alto, con occhi e capelli scurissimi ed un fisico da atleta.–Il mitico Cannas ci ha dato il permesso! La festa comincerà alle otto e mezzo, ma dovremo sloggiare prima delle due. La quota è di tre euro a testa, ditelo ai vostri compagni, mi raccomando. – -Grande!- esclamò Laura – Possiamo aiutarvi noi a comprare cibo e bevande e a preparare tutto prima del party, chiederemo anche a qualche nostra compagna se vuole venire a dare una mano, che ne pensi?- domandò, Paolo annuì –Ottima idea, vi voglio domani alle sei in piazzetta, mi raccomando: puntuali! – concluse, le salutò e andò via. Laura venne nuovamente rapita dai suoi cupi pensieri. –Prega per me, Manu. – Disse. – Non credo che riuscirò a sopravvivere cinque minuti, a casa di quella strega!- L’insegnante spense il computer dopo aver stampato la versione di greco che le serviva. Guardò l’orologio e si accorse che erano quasi le tre “Speriamo che quella ragazza arrivi puntuale…” pensò. Poi si diresse nel suo studio e rigovernò la scrivania alla buona. Il campanello suonò -Eccola qua. – disse, e andò ad aprire la porta. –Buon pomeriggio, prof. – La salutò Laura entrando. –Salve Muretti, accomodati pure. – rispose la Piras indicandole la porta dello studio, poi la fece sedere di fronte a sé –E’… rustico. – borbottò la ragazza, l’insegnante annuì, i capelli sciolti la facevano sembrare più giovane –Oh, sì, prima di diventare il mio studio era un ripostiglio per le scope. – guardò Laura attraverso le spesse lenti degli occhiali –Allora Muretti, ragioniamo un po’: cos’è che ti crea così tanti problemi? Il greco o io?- lei ci pensò un po’ prima di rispondere –Il greco. – -Mmmh…- mugugnò l’insegnante –In che cosa incontri maggiore difficoltà?- chiese –Nell’analisi dei verbi. – farfugliò lei –Oh, bene, ora vedremo di toglierci questa grana facendo un bel ripasso. Che ne dici di cominciare con l’aoristo? Anzi no, cominceremo dal presente, continueremo con il futuro, e poi passeremo agli altri tempi. – Prese un foglio e vi scrisse sopra un verbo –Devi coniugarlo al presente, in tutti i modi e in entrambe le diatesi. Poi ripasserai anche il verbo essere. – Laura annuì, l’insegnante aggiunse: -Non te ne andrai da qui prima di aver coniugato anche tutti i tipi di futuro. – la ragazza pensò di dire: “Questo si chiama “sequestro di persona”, lo sa?” ma decise che era meglio stare zitta e soffrire in silenzio. Tornò a casa alle otto di sera, poiché non aveva le chiavi suonò il campanello. –Uh, la studiosa!- La accolse sarcastico Marco, il suo “fratellone” di trent’anni aprendole la porta.–Com’è andata?- Chiese – E’ stata una tortura! – esclamò la ragazza entrando in cucina, sua madre, la signora Muretti, rise – Io ti avevo consigliato di andare a prendere qualche lezione quest’estate, ma hai voluto fare di testa tua. – disse, era una donna bassa, snella con capelli corti e neri e dagli occhi uguali a quelli di Laura. –Ben ti sta!- Aggiunse Marco dandole una gomitata, assomigliava molto alla sorella, aveva un bel fisico muscoloso e portava i capelli cortissimi. –Sei sempre il solito!- Sospirò Laura, poi chiese: - Dov’è papà?- la signora Muretti rispose: - E’ andato adesso alla caserma di polizia, per questa settimana farà il turno di notte. – la ragazza annuì. –Non vedo l’ora che sia domani. – Affermò poco dopo –Perché? Devi tornate dalla tua prof preferita?- scherzò Marco –No, da quella gufaccia devo andarci mercoledì, domani andrò a fare la spesa con Paolo, Veronica, Andrea e Manuela per la festa di sabato. – – Ah, sì, la festa di Halloween.- fece la signora Muretti - Siete fortunati ad avere un preside così permissivo. – osservò, poi aggiunse: -Dimmi un po’, Laura: Paolo ti piace ancora?- domandò ammiccando -No. –mentì lei, la donna le fece un sorriso complice –Beh, sì, è carino, ma niente di più. – Marco ridacchiò –Mamma, non c’era bisogno di chiederglielo: la risposta si capisce ad occhi chiusi! – anche la signora Muretti rise. Aveva cinquant’anni, ma a giudicare dal comportamento ne dimostrava venti di meno. –Chiuso il discorso. – Affermò Laura, poi cambiò argomento dicendo: - Prepariamo la cena, sto morendo di fame!- Il pomeriggio seguente, dopo aver studiato parecchio tempo, Laura si recò davanti alla piazza del paese, dove aveva appuntamento con Paolo e gli altri per le sei. –Salve gente!- esclamò vedendo che erano tutti lì ad aspettarla –Orario! Sei in ritardo!- fece Andrea, un bel ragazzo biondo, indicando il suo orologio da polso.Come Paolo, anche lui e Veronica, una ragazza dai capelli scuri e gli occhi celesti, erano rappresentanti d’istituto. –Possiamo andare?- Chiese Manuela sarcastica, gli altri annuirono, così affermò: –Bene, destinazione super mercato! – I cinque ragazzi si divertirono un mondo a fare la spesa insieme, e dopo aver portato a casa di Paolo le trenta buste piene di cibo e bevande, con l’aiuto di Marco e della sua macchina, entrarono in un bar per riposarsi e bere qualcosa. -Ragazzi, che stanchezza! Mi sembra di aver zappato per tutto il pomeriggio! – Esclamò Veronica, Manuela concordava: –E’ vero, non credevo che avremmo faticato così tanto a fare la spesa. – -Beh, non mi dirai che trenta buste ti sembrano poche!- le rispose Paolo, poi aggiunse: –Lauretta, come mai non hai aperto bocca? Solitamente non sei una che riesce a stare zitta a lungo! – la ragazza cessò di fissare il vuoto –Oh, sai anche io sono un po’ stanca… - spiegò, Paolo le sorrise –Ti va di venire a fare una passeggiata con me?- domandò, Laura disse: –Ma certo, andiamo pure. – si alzò strizzando l’occhio a Manuela, che fece altrettanto per augurarle buona fortuna. I due uscirono dal bar e attraversarono quasi tutta la via senza parlare. –Allora, come procedono le ripetizioni di greco? - Chiese lui –Te ne ha parlato Manuela, vero? – borbottò la ragazza sforzandosi di non sbuffare: quell’argomento non le piaceva per niente –Sì, e mi ha anche raccontato di ieri mattina!- Paolo mandò un risolino -Un vecchio gufo grasso! Hai coraggio da vendere, Laura, sei forte!- Laura arrossì visibilmente e domandò: -La Piras è anche vostra insegnante, vero?- lui annuì –Purtroppo sì, è una professoressa terribile! Noi la chiamiamo “Medusa”, perché è talmente brutta che se la guardi negli occhi rischi di venire pietrificato!- entrambi scoppiarono a ridere, Paolo aggiunse: -Però bisogna capirla: deve essere una donna insoddisfatta, secondo me non ha figli e non è nemmeno sposata. – Laura esclamò: - E chi se la prende!- ci fu un`altra breve risata. –Perché non parliamo d’altro?- Propose lei -Già, buona idea.– affermò il ragazzo –Quale sarà il tuo costume per la festa di Halloween? – domandò –Un bell’abito da sposa cadavere, nero, tutto rattoppato e completo di velo, dato che di streghe e vampire ce ne saranno a bizzeffe.– rispose –E tu da cosa ti travestirai?- -Da Zombie. Andrea invece ha deciso di rimettersi il costume da Conte Dracula, che fantasia eh?- Laura annuì –E’ da tre anni che non cambia maschera!- osservò. Erano arrivati al piccolo piazzale davanti al loro liceo, e Paolo invitò Laura a sedersi accanto a lui su una panchina di pietra. Non appena la ragazza si accomodò, le cinse le spalle con un braccio. –Ci vuole coraggio per dire in faccia ad una professoressa acida tutto ciò che pensi di lei, e immaginazione per decidere di mascherarsi da sposa cadavere. Sei una ragazza speciale, Laura, e quindi non ci posso fare nulla: mi piaci troppo. – Le disse, Laura rispose: -Anche tu mi piaci Paolo, sei un tipo simpatico e molto dolce. – lui le sfiorò la guancia con la mano, avvicinò il proprio viso al suo e la baciò. Fu un bacio lungo e lento, ma ad un tratto Laura si accorse che le stava mancando il respiro e si staccò bruscamente dalle sue labbra. –E’… E’ stato bellissimo. – Balbettò. Aveva appena dato il suo primo bacio. Paolo sorrise –Anche per me. – ci fu qualche secondo di silenzio -Vieni, ti accompagno a casa. – disse infine il ragazzo. I due si avviarono verso l’abitazione di Laura, camminando con passo lento, tenendosi per mano, mentre parlavano di frivolezze. – Era la prima volta che baciavi un ragazzo, vero? –Le domandò Paolo, una volta davanti a casa sua, Laura annuì, lui sorrise -Ricorda: a meno che tu non abbia il raffreddore, mentre baci puoi respirare con le narici, se ti senti mancare il fiato!- spiegò, i due risero, poi si salutarono e la ragazza rientrò a casa felice. -Buona sera!- Le disse la signora Muretti con un gran sorriso, mentre le preparava l’abito da sposa cadavere – Com’è andata questa spesa?- chiese –Benissimo!- rispose Laura entusiasta –Ho visto i tuoi amici mentre stavo entrando in un negozio, mancavate solo tu e Paolo. – raccontò la donna –Dì un po’: ti ha baciata?- chiese guardandola con aria incuriosita e divertita insieme, Laura s’incupì un po’ –Mamma…- farfugliò –Allora, vi siete baciati sì o no?- insistette lei, la figlia le disse: –Mamma, sei imbarazzante…- la signora sospirò –E dai! Guarda che anche io ho dato il mio primo bacio a sedici anni!- e la fissò per qualche secondo. Laura non riuscì a trattenere il sorriso più raggiante che avesse mai fatto. La signora Muretti poggiò il vestito sul tavolo e la abbracciò –Ma bada bene:- disse poi-Questo non ti deve assolutamente distrarre dalla scuola! Intesi?- Laura annuì. –Studierò sempre come una secchiona! Promesso!- Il pomeriggio seguente, la professoressa Piras si fece coraggio, impugnò il cellulare e cercò nella rubrica il nome “Fabrizio Cannas”. Dopo averlo trovato riflettè qualche secondo, per poi premere il tasto di invio e telefonare. -Pronto?- disse il preside dopo qualche squillo –Pronto Fabrizio, sono Emilia, come va?- domandò cordiale -Ciao Emilia, per me non c’è male, tu come stai? Tutto a posto?- -Sì Fabrizio, in questa città mi trovo bene, e la stessa cosa vale per scuola, sono molto soddisfatta. - -Mi fa piacere!- esclamò il professor Cannas, la Piras riprese:- Ascolta, mi domandavo se… beh, ecco, se ti andrebbe di cenare insieme a me sabato sera. – tacque in attesa della risposta –Emilia, mi stai invitando ad uscire con te?- chiese Cannas, la donna rispose: - Beh… Sì. – e sentì il suo cuore che cominciava a battere all’impazzata –Va bene, d’accordo. Passerò io a prenderti a casa tua verso le otto. – affermò lui –Benissimo, a sabato allora!- disse la Piras – Ci vediamo, ciao!- concluse Cannas, per poi riagganciare. La professoressa tirò fuori l’agenda dalla ventiquattrore e scrisse l’importantissimo appuntamento sulla pagina di sabato. Prima che avesse il tempo di chiuderla, qualcuno suonò il campanello “Sarà sicuramente Laura Muretti, non mi aspettavo che arrivasse puntuale per due volte di seguito.” pensò, e andò subito ad aprire la porta. –Buon pomeriggio, prof. – La salutò Laura, l’insegnante la fece entrare –Salve, Muretti, - affermò –Vai pure nel mio studio, sulla scrivania c’è un foglio con su scritti dei verbi da coniugare all’aoristo. Comincia pure senza di me, io arrivo subito.– Laura seguì le sue istruzioni e si sedette al proprio posto. Si accorse però che sull’angolo della scrivania c’era l’agenda della professoressa, aperta e con un cellulare accanto. Presa dalla curiosità, la afferrò. Fece una risata appena udibile: sulla pagina di sabato trentuno ottobre erano stati disegnate innumerevoli stelline e margherite, e c’era anche una grande scritta che diceva “love”. Al centro di una piccola cornice fatta con tanti cuoricini, Laura lesse: “Ore venti appuntamento con Fabrizio”. Rise un’altra volta pensando: “Incredibile! E’ proprio la calligrafia della Piras! Questo Fabrizio deve essere il preside Cannas!”confermò la sua ipotesi guardando tra le chiamate effettuate dalla professoressa con il cellulare. Non appena sentì l’insegnante avvicinarsi, rimise l’agenda e il telefonino al loro posto e impugnò la penna per cominciare a fare gli esercizi. –A che punto sei?- Chiese la Piras –Ho appena cominciato. – rispose lei, la professoressa annuì –Dopo ti aspetta anche l’aoristo passivo, di entrambi i tipi, se avanza tempo. – Quel sabato, attorno alle sei del pomeriggio, Laura si recò a scuola per aiutare i rappresentanti d’istituto nei preparativi della festa, portando con se il costume da sposa cadavere e i trucchi che le servivano per mascherarsi. -Ciao bellezza!- Disse Paolo andandole incontro per darle bacio sulla guancia –Salve a tutti! – esclamò lei vedendo Andrea, Veronica, Ermelinda e Manuela che appendevano festoni neri e color arancio. –Vieni a darci una mano, sposina!- la invitò Andrea, porgendole una grande zucca e indicandole una scala pronta all’uso in un angolo dell’aula magna – Con piacere. – rispose lei sorridendo. –Ehi ragazzi, ho uno scoop!- Cominciò Veronica –Il mitico preside Cannas non sarà presente al party nonostante il nostro caloroso invito. – Ermelinda si stupì –Come mai? A me Cannas sembra proprio il tipo di persona che si direbbe “la vera anima della festa”- Veronica fece una risatina –Non so se stesse dicendo una balla, ma quando gli ho chiesto perché non veniva, mi ha risposto che stasera uscirà con una ragazza, e ha perfino detto in quale ristorante la porterà: “L’Ostrica Azzurra”. – anche Laura rise –Io credo proprio di sapere chi sarà la ragazza che Cannas porterà fuori. – disse, tutti la guardarono con aria interrogativa, aspettando che ne facesse il nome –Chi è la fortunata?- domandò scherzosa Manuela –La Piras. – -La Piras?- esclamarono gli altri ragazzi all’unisono. Laura raccontò loro ciò che aveva scoperto mercoledì. Dopo una serie di commenti, battute sciocche e risate, Manuela disse: -Quanto mi piacerebbe rovinarle l’appuntamento! Vendicarmi per il tre che mi ha dato all’ultima interrogazione!- -Potremmo anche provarci. – propose Andrea – che cosa intendi fare?- domandò Paolo –Ancora non lo so, di sicuro usciremo da qui mascherati con schiume colorate e stelle filanti a portata di mano, prima che la gufa lasci il ristorante, poi ci verrà in mente qualcosa. - rispose –Ehi, un momento! – intervenne Laura –Non vorrai dire sul serio?- chiese, lui annuì con vigore –Ma siete pazzi?!- esclamò la ragazza –Laura, non starai difendendo quella strega? – chiese Ermelinda, Laura scosse il capo –No, figurati, è che mi sembra un po’… crudele. – -Perché, la Piras non è crudele con noi?!- esclamò Manuela –Hai ragione, come sempre. – si arrese lei, accingendosi a sistemare altri addobbi. Quella notte l’aula magna del liceo pullulava d streghe, zombie, fantasmi, scheletri, vampiri e altri mostri che ballavano e si divertivano un mondo. Andrea, Veronica, Ermelinda e Manuela si abbuffavano di pizzette e patatine, mentre Paolo e Laura facevano coppia fissa nella pista da ballo, sembrando davvero due sposini venuti dall’oltretomba. Proprio quando si stavano per dare un bacio, gli amici li chiamarono a rapporto, avendo già deciso di raggiungere il ristorante in cui la Piras e Cannas stavano cenando insieme. Più si allontanavano dal liceo, più la strada diventava deserta e silenziosa –Spero vi rendiate conto di quello che stiamo facendo. – affermò Laura –Se ci scoprono passeremo dei guai molto grossi!- -Vuoi per favore tapparti quella bocca?!- le intimò Manuela. La combriccola di mostri si fermò sul lato sinistro del ristorante, che faceva angolo alla via, in modo da rimanere nascosta.–Aspettiamo che escano?- Chiese Ermelinda, Veronica annuì. –Aspettiamo. - La Piras era seduta a tavola con il suo Fabrizio davanti, mentre parlavano del più e del meno –Mi fa piacere che tu abbia voluto portarmi qui, è un ristorante molto carino. – Disse lei. Per l’occasione si era messa un po’ di rossetto sulle labbra, Cannas annuì–Anche a me piace molto questo posto. – la professoressa si alzò –Ho dimenticato il cellulare nella tua auto, mi daresti le chiavi?- domandò, lui gliele porse – Torno subito. – affermò allontanandosi. I ragazzi videro la loro insegnante che attraversava la strada per raggiungere una bella automobile nera –ALL’ATTACCO!!!- urlò Paolo correndo verso di lei, e i componenti del gruppo, dopo essersi coperti il volto, lo seguirono. Non appena li vide la donna cacciò un grido. Cominciarono a investirla con la schiuma e a imbrattare di stelle filanti l’auto del preside, senza però danneggiarla. –Basta! O chiamo la polizia!- esclamò la donna, i ragazzi risero e la lasciarono andare, per poi allontanarsi di corsa. La Piras non ebbe il coraggio di rientrare nel ristorante conciata com’era, così aspettò che Cannas la andasse a cercare. Finalmente lo vide uscire dal ristorante e venirle incontro con passo svelto –Emilia, cos’è successo?- le chiese, lei rispose: –Un gruppo di mostri!- Cannas la guardò storto –Mostri?- -Ragazzi mascherati, - si corresse –hanno imbrattato me e la tua auto, mi dispiace!- esclamò. –Veronica Solinas. –Affermò il preside –Lei sapeva che dovevo venire qui. Probabilmente aspettava che uscissimo dal ristorante per “aggredirci” insieme a un gruppetto di amici, ma si è accontentata di sporcare solo te e la macchina. – la Piras annuì –E’ una mia alunna!Farò passare le pene dell’inferno a quella ragazza! – -No, - la calmò Cannas –Non sappiamo per certo se lei sia colpevole o meno. – affermò – Dovrò interrogarla per bene. – concluse. Lunedì mattina, prima di raggiungere la classe di Laura, la Piras andò nell’ufficio del preside, entrando senza bussare –Ciao Fabrizio. –disse –Oh ciao, tutto bene? Ti sei ripresa da ciò che è successo l’altra sera?- lei annuì e gli porse un regalo impacchettato –Non sono riuscita a dartelo sabato.– spiegò con un sorriso –Grazie Emilia, non dovevi!- esclamò lui scartandolo, si trattava di un romanzo storico “Che altro poteva regalarmi?” si disse poi –Ti piace?- domandò la Piras –Molto, ti ringrazio ancora!- entrambi tacquero per un po’, poi Cannas riprese a parlare: -Senti Emilia, tu per me sei una grande amica, siamo stati compagni di scuola al liceo, e io ti voglio un gran bene, ma…- -Ma?- Cannas sospirò –Ma non sei la donna adatta a me, ecco tutto. Davvero, Emilia, spero di non averti illusa andando a cena con te, avantieri sera. – la donna annuì – Certo, capisco, figurati…-farfugliò imbarazzata, e andò via. La Piras entrò in classe con aria molto tranquilla. “Sarà solo una strategia.” Pensò Laura –Aprite il libro a pagina cinquantadue, oggi faremo qualche esercizio di sintassi. –disse l’insegnante, i ragazzi obbedirono- Se non capite qualcosa, venite pure a chiedere. – aggiunse, Laura si stupì “Strano, come mai non ha detto: “Spero non abbiate bisogno di spiegazioni!” come al solito?” si chiese. Notò che l’insegnante aveva l’aria un po’ triste. -Prof! – La chiamò poco dopo, la Piras alzò lo sguardo- Sì, Muretti?- Laura le chiese: –Devo venire a casa sua alle tre, questo pomeriggio?- la professoressa annuì –Certo, come ogni lunedì e mercoledì. – e si dedicò nuovamente al suo registro. Laura suonò il campanello, e come sempre la Piras le aprì immediatamente, per poi farla entrare nel suo studio. –Bene Muretti, - Cominciò –per finire il ripasso dei verbi manca solo il perfetto. Non sei contenta?- Laura annuì, l’insegnante riprese: –Ho corretto i compiti in classe della settimana scorsa, e devo dire che mi hai davvero stupita. Hai preso sette e mezzo. Mai astenersi o compiacersi! – Laura guardò il compito che la Piras le stava porgendo e fece un gran sorriso “Cos’era, un’allucinazione?!” pensò vedendo che l’insegnante lo stava ricambiando. –Forse il greco è molto meno incomprensibile di come pensavo. – Disse, la professoressa annuì –Ci sono cose molto più difficili da capire. – affermò, Laura divenne curiosa –Se posso chiederlo, che cosa, secondo lei?- domandò –Gli uomini. – Laura sobbalzò, l’insegnante la guardò divertita: –Io invidio molto voi ragazze: siete così spensierate, e pensate più ai vostri fidanzatini che ad altro…- Laura scosse il capo –Ma non siamo tutte così, io sì, ho il fidanzato, ma alcune no…- la Piras la interruppe –Queste “alcune” magari per adesso non se ne curano, ma prima o poi s’ innamoreranno, e saranno sempre in tempo a comportarsi da fidanzatine, giovani come sono….- si fermò e su di loro scese un silenzio che stava diventando imbarazzante. –Professoressa, posso farle una domanda personale? – Chiese Laura –Dimmi, Muretti. – rispose lei –Quanti anni ha?- l’insegnante sorrise maliziosa –Tu quanti me ne dai?- -Trentasei, trentasette…- ipotizzò la ragazza, pur credendo che la donna sfiorasse la quarantina. Per la prima volta sentì la Piras ridere –Grazie, sembro un po’ vissuta, vero? Che tu ci creda o no, ne ho trenta. – Laura annuì –No, prof, ci credo, giuro!-esclamò, poi disse: -Comunque penso che una donna sia sempre in tempo per cercare un compagno a qualunque età, e poi lei è ancora giovane... – -Mmmh…- fece la Piras –Sarò anche giovane, ma somiglio ad un vecchio gufo grasso, vero?- Laura arrossì di fronte al suo sorriso disarmante –A quello si può rimediare. – rispose –Penso che lei possa trovarsi un fidanzato anche nel giro di una settimana!- l’insegnante disse sghignazzando: –Magari! Non ne sono stata capace in trent’anni, figuriamoci in una settimana!- -Ha mai provato a cambiare un po’, nei suoi trent’anni?- la rimbeccò la ragazza, la donna scosse il capo. –Facciamo un patto: – Propose poi –io continuo ad aiutarti in greco, e se ne avrai bisogno anche in latino e in italiano, mentre tu mi dai una mano a cambiare un po’.- Laura annuì. – D’accordo. Vedrà che cambiando se stessa si fidanzerà in poco tempo. – Poi la osservò –C’è un bel lavoro da fare. –affermò, l’insegnante chiese: –Vuoi venire domani pomeriggio, verso le sei? Così hai tempo per studiare. – la ragazza rispose: –Certo. Si prepari psicologicamente. – concluse. Il mattino seguente, durante l’intervallo, Laura passeggiava nel cortile insieme a Manuela, parlando del più e del meno. –Hai saputo che Cannas ha interrogato Veronica, stamattina?- domandò l’amica –Sì, e allora?- -E allora ha fatto i nomi di Paolo e Andrea, dicendo che aveva raccontato loro dell’appuntamento. Per fortuna non ha parlato di noi: ora Paolo e Andrea sono nei guai. – spiegò –Lo avevo detto io, che sarebbe stato meglio lasciar perdere!- esclamò, la ragazza poi disse: -Ho una cosa da raccontarti. – -Dimmi tutto. – la invitò Manuela. Laura parlò della conversazione avuta il pomeriggio precedente con la Piras, e in un primo momento l’amica non riuscì credere alle sue orecchie –Ma sei uscita fuori di testa?! Non ti azzardare a fare amicizia con quella megera o ti rinnego!- esclamò –Non sto facendo amicizia con nessuno, voglio solo provare a vedere se riesco a cambiarla un po’, tutto qui. – affermò Laura –La stai aiutando, te ne rendi conto?!- rispose Manuela sucotendo il capo –Non a suo interesse. Se riesco a renderla presentabile, magari il suo umore migliorerà, troverà un fidanzato che la renderà dolce e noi staremo meglio: in classe non avremo più una belva, ma un essere umano. – l’amica si mise le mani nei capelli –Hai detto una cretinata dietro l’altra! Non ti riconosco più?! Dov’è finita la mia Laura?! Quella che avrebbe voluto sparare a vista i professori antipatici?!- lei le sorrise, Manuela aggiunse: - E poi questa storia di farle trovare il ragazzo in una settimana?! È pazzesco! Chi si fidanzerebbe con lei?! – Laura sospirò –Per tutti c’è speranza. – disse –Sì, per tutti tranne che per la Piras. – affermò Manuela, la ragazza decise di sfidarla: -Entro martedì prossimo la Piras avrà trovato un fidanzato. Scommettiamo?- le tese la mano, Manuela gliela strinse forte –Scommettiamo. – Si erano fatte le sei, e la professoressa aspettava con ansia che Laura arrivasse, mentre contemplava la sua immagine nello specchio, vedendosi brutta e grassa come non mai. Sentì il suonare campanello e corse ad aprire, trovandosi di fronte la sua alunna con uno zainetto sulle spalle – Ciao Muretti, cosa c’è lì dentro?- chiese –Trucchi, creme di tutti i tipi, pinzette, lacca, gel e la mia piastra da parrucchiera. – rispose –Muretti, io non…- balbettò la professoressa a disagio –Voleva che la aiutassi a cambiare o no? Forza, andiamo in bagno. – -Ahi! Ohu! Ahia! Basta così!- Continuava a ripetere la Piras, mentre Laura le sistemava le sopracciglia –Prof, non faccia la bambina! Non è poi così doloroso! – disse la ragazza, trattenendo a stento una risata –Ah! E’ una tortura! Te la farò pagare Muretti! Ahi! Insomma hai finito o no?!- esclamò la professoressa –Ecco fatto, se lo avessi saputo avrei portato il tosaerba di mio padre. – la Piras la guardò storto -Muretti!- -Mi perdoni, stavo solo scherzando!- si scusò lei, rimettendo le pinzette nello zaino. –Si guardi bene allo specchio. - Aggiunse, l’insegnante si specchiò – Sì, beh., mi vedo…- -Più carina, magari?- domandò Laura –Forse. – rispose, la ragazza impugnò la piastra ormai calda e sciolse la crocchia della professoressa –Questa palla in testa non mi piace proprio! I capelli sono puliti?- chiese –Che domande! Li ho lavati stamattina!- le assicurò la Piras, Laura prese ad allisciare la bellissima capigliatura castana chiara con riflessi dorati –Questi capelli sono splendidi, non hanno nemmeno una doppia punta!- esclamò–E’ un peccato che li tenga sempre raccolti, ma se proprio non li vuole sciolti si faccia delle pettinature moderne: potrebbe andar bene anche una semplice coda di cavallo. – spiegò, l’insegnante continuava a specchiarsi, ormai cominciava davvero a sentirsi migliore. Una volta finito di pettinarle i capelli, Laura truccò la Piras con un ombretto delicato, del fard, un po’ di mascara e un lucidalabbra rosa scuro. –Perfetto. – Affermò contemplando soddisfatta la professoressa “Ho fatto una vera e propria magia!” pensò –Grazie Muretti, mi piace come mi hai conciata. – le disse l’insegnante sorridendo alla sua immagine riflessa nello specchio –E ci ho messo soltanto un’ora. – osservò Laura –Devo fare un salto in profumeria. Vuole venire?- la Piras annuì –Sì, credo che il mio rossetto non mi basti più. – Le due non solo andarono in profumeria, dove la professoressa acquistò un bel po’ di belletti, ma anche in un negozio di abbigliamento e scarpe, dal quale uscirono con un sacco di buste in mano, e dall’ottico, così finalmente la Piras sostituì i suoi orribili occhiali con un paio di lenti a contatto. Erano le otto passate quando terminarono le commissioni. Prima di salutarla, la professoressa disse a Laura: - Ci vediamo a scuola, e ricordati delle ripetizioni di domani pomeriggio!- e sorrise –Grazie ancora, Muretti. – Laura le disse: -Arrivederci! - e corse a casa. Era riuscita a trasformare la sua insegnante in poche ore, e adesso le restavano sei giorni per trovarle un fidanzato. “Ce la farò” Si disse. “non so come, ma la mia impresa andrà a buon fine.” La mattina dopo, alla terza ora, quando la Piras entrò in classe, i suoi alunni la riconobbero a stento. Non l’avevano mai vista senza occhiali, con i capelli sciolti e lisci, i vestiti aderenti, i tacchi a spillo e il viso così luminoso –Buon giorno. –li salutò la donna, i ragazzi ricambiarono il saluto. –Caspita! Che cosa le è successo?! Quasi non la riconoscevo!- Esclamò Manuela a bassa voce –Tutta opera mia. – sussurrò Laura –Bravissima! Ma questo non le permetterà di trovare un uomo. – le fece notare la compagna –Ho già in mente qualcuno. – affermò –Chi sarebbe?- domandò Manuela –Luca Contini, un amico di mio fratello, laureato in lettere e insegnante di italiano e storia all’istituto tecnico. E’ un vero secchione, credo che alla Piras piacerà. – spiegò –E come pensi di farglielo conoscere?- chiese l’amica incuriosita –Metterò in atto un buon piano: io…- -Cos’è tutta questa chiacchiera?- la interruppe la Piras, - Ricordate che il proverbio dice: “le parole sono d’argento e il silenzio è d’oro”! Perciò zitte e seguite la lezione. A Laura servì un po’ di tempo per raccontare a Marco della scommessa con Manuela, spiegargli cosa intendeva fare per la sua professoressa e convincerlo ad aiutarla a compiere quella pazzia -…e quindi dovresti portare Luca al Caffè della Bell’Arte verso le sei e mezza. Ti scongiuro!- concluse –No, tu sei fuori di testa! – le disse lui scuotendo il capo –Per piacere! Dai Marco! Non ti chiederò mai più favori di alcun genere! Ti prego! E poi anche Luca dovrebbe trovarsi una fidanzata! – cercò di persuaderlo –Se è per quello anche io, ma se fossi in Luca e sapessi di questa buffonata, mi arrabbierei molto!- Laura lo guardò con occhi tristi, cosa che lo inteneriva sempre –Te lo chiedo per favore…!- Marco sospirò –E va bene, ma non farmi fare altre cose imbarazzanti. – disse -Siiii!- esclamò la sorellina, abbracciandolo. Una volta finita la lezione, Laura disse alla Piras: –Vorrei offrirle qualcosa da bere, prof, le va di venire al Caffé della Bell’Arte?- l’insegnante annuì –Volentieri, è lontano da qui?- chiese –Quattro passi e ci siamo. – rispose Laura. Non appena entrarono nel bar, Marco, seduto a un tavolino poco distante da loro, fece un cenno rivolto a Laura–Oh, guardi, c’è mio fratello! Andiamo da lui e dal suo amico. – disse –Ciao Laura! – la salutò Luca, -Ciao Luca, ciao fratellone. – sorrise e si sedette invitando la Piras a fare altrettanto –Questa è la mia insegnante di greco, mi sta dando delle ripetizioni. – spiegò loro –Piacere Luca. – si presentò lui porgendole la mano –Piacere mio, mi chiamo Emilia. – disse stringendogliela, la stessa cosa fece con Marco. Luca e la Piras cominciarono quasi subito a raccontarsi della propria esperienza al liceo classico, degli studi universitari intrapresi e delle loro letture preferite, tutti discorsi dai quali Marco e Laura si sentivano tagliati fuori. Infatti ben presto li salutarono e si alzarono dalle loro sedie per andar via. Erano quasi le nove quando la Piras disse a Luca: –E’ un po’ tardi, ti devo lasciare. – il ragazzo annuì –Potremmo rivederci domani sera?-chiese –Certo!- rispose lei sorridendo. Si scambiarono il numero di cellulare. –Mi piacerebbe se ci incontrassimo di nuovo qui, magari verso le sette. – Propose Luca, la professoressa concordava – Buona idea, a domani. – affermò uscendo dal locale insieme a lui, che concluse dicendo: -Non vedo l’ora. Ciao. – -Oh, finalmente! Non ne potevo più di stare qui a spiarli!-Esclamò Marco, Laura rise. I due si trovavano sul retro del bar, e fino a un momento prima stavano osservando la Piras e Luca mentre parlavano da una piccola finestra. –Perfetto, tutto sta andando secondo i piani!- Affermò la ragazza, davvero contenta. Si ravviò i capelli passandoci una mano sopra, suo fratello sospirò e si mise a braccia conserte. Di solito a questo gesto seguiva una ramanzina. -Laura, non si gioca con queste cose. La vita delle persone non è uno scherzo, e le scommesse come quella che hai fatto tu non sono consigliabili!- Affermò –Oh, andiamo, sto solo aiutando la mia insegnante! E’ una donna insoddisfatta, poverina…- disse Laura, Marco la interruppe – No tesoro, tu stai cercando a tutti i costi di vincere una stupida scommessa. – e la guardò con aria severa –Ma perdo solo tempo a spiegarti queste cose. Vedo che non le capisci. –Si voltò e fece cenno alla sorella di fare altrettanto –Forza, - le disse. –andiamo a casa. – Erano quasi le dieci del mattino, e la professoressa Piras aveva appena finito di scendere le scale per dirigersi all’uscita della scuola “Finalmente la mia ora buca, adesso posso andare a fare un po’ di spesa.” pensò rovistando nella borsa in cerca delle chiavi della sua automobile. -Ehi, ciao Emilia! – Disse qualcuno dal pianerottolo, era Cannas –Ciao Fabrizio. – rispose lei freddamente, il preside la raggiunse –Come sei carina oggi, qualche cambiamento?- la donna lo fissò –Sì. Molti cambiamenti. Tu invece sei sempre uguale. - lui le sorrise –Nessun… Nessun rancore per l’altra mattina, vero?- domandò, la Piras scosse la testa, rimanendo sempre indifferente –No, assolutamente.– Cannas si avvicinò a lei ancora di più –Bene, ti piacerebbe mangiare una pizza con me, stasera?- chiese, la donna riflettè prima di rispondergli –Hai detto tu stesso di aver notato in me dei cambiamenti. Ebbene sì, sono cambiata, e non solo perché ho smesso di somigliare ad un vecchio gufo grasso.– si fermò un attimo, poi riprese: - Io ti correvo dietro da quando eravamo in quarta ginnasio, ma ora ho smesso. - il preside la guardò come se non capisse, lei continuò: -Non fare il finto tonto, lo sai bene! Ti sei sempre servito di me perché ti passassi i compiti per casa e le verifiche. Adesso hai per caso intenzione di usarmi quando non hai nulla da fare? No caro, mi sono stancata. Ora ti saluto. Ho un’ora libera e stavo andando via. Ciao.– Cannas la guardò allontanarsi, senza aprire bocca “E’ davvero cambiata, e in meglio, direi.” pensò. “ Non la riconosco più.” Quel Venerdì mattina, Laura volle essere interrogata in scienze, inglese e greco, ottenendo dei buoni risultati in tutte e tre le discipline. Alla fine della mattinata accadde una cosa che non si aspettava: mentre usciva insieme a Manuela vide la Piras farle cenno di avvicinarsi –Muretti, vieni qua!- la chiamò –Scusa un momento. – disse lei rivolta a Manuela, e Raggiunse l’insegnante –Mi dica, prof. – la Piras le sorrise –Credo di doverti dei ringraziamenti. - affermò –E perché mai?- chiese Laura – Per avermi aiutato a cambiare, e per far sì che io abbia conosciuto Luca. Ci siamo visti anche ieri sera; quel ragazzo mi piace, e io piaccio a lui. Ci troviamo bene insieme. – fece un altro sorriso –Stasera dobbiamo andare alla pizzeria “Il Grande Forno”, sono troppo contenta. – Laura fece una risatina –Io glielo avevo detto: una volta cambiata un po’ avrebbe trovato subito un ragazzo. – la Piras scosse il capo. –Non ci conosciamo ancora così bene…- -Attenta, tesoro mio: prima o poi ti crescerà il naso!- Disse Manuela, dopo che Laura le ebbe raccontato della sua conversazione con la professoressa, mentre passeggiavano nel parchetto dopo aver studiato insieme. -Sto dicendo la pura verità. – Affermò la ragazza, irremovibile –Ti sei inventata tutto perché vuoi vincere la scommessa ad ogni costo. Quella donna non ha speranze!- continuò l’amica, lei fece spallucce–Padrona di non crederci, ne riparleremo. – Manuela rise –Sì, e lo faremo martedì, il giorno in cui io avrò vinto la scommessa!- Laura scosse il capo–Non vincerai un bel niente, che tu ci creda o no, la Piras si è già quasi fidanzata con l’amico di mio fratello. Stanno uscendo insieme!- Manuela disse: -Io sono come San Tommaso: non ci credo se non ci metto il naso!- lei sospirò –Va bene, vedremo come reagirai, quando li osserverai stasera in pizzeria, da soli, mentre chiacchierano mangiando la pizza, proprio come due fidanzatini…- L’amica sgranò gli occhi –Laura, non vorrai…- cominciò –Oh, e invece sì…- sorrise maliziosa –Ti va di accompagnarmi?- chiese –Ma questa è violazione della privacy! Non abbiamo il diritto di…- Laura la interruppe –Ah, lo vedi che stai cominciando a credermi?- Manuela scosse il capo –No! Io non ti credo proprio per niente! D’accordo, andiamo. Ti accompagnerò. - Dopo aver preso posto in pizzeria, le due ragazze chiesero che venisse portata una pizza margherita e una bibita a ciascuna di loro. Proprio mentre il cameriere si allontanava una volta preso l’ordine, Laura disse: - Eccoli, sono arrivati!- l’amica si voltò e vide la coppietta accomodarsi davanti ad un appartato tavolino per due, posto in un angolo del locale –Non credo ai miei occhi!- esclamò a bassa voce –Visto, che ti dicevo?- Manuela cessò di guardarli e fissò Laura –Questa è davvero opera tua?- domandò stupita –E di chi alto, sennò?!- rispose lei quasi scandalizzata. A quel punto il suo cellulare squillò.-Pronto?- -Ciao Laura, sono io. – La salutò Ermelinda. –Oh, ciao Ermy, sei pronta in storia dell’arte per la verifica di domani?- chiese lei, Ermelinda mugugnò –Domani niente verifica per me: primo perché non ho studiato, secondo perché io e Giuliana abbiamo deciso di marinare la scuola, per andare al centro commerciale. – Laura rise –Ah, brave!- esclamò scherzando –C’è un altro buon motivo per andare lì, oltre che saltare la verifica di storia dell’arte: un negozio d’abbigliamento in svendita, che capita a fagiolo con il party in discoteca di domani sera!- spiegò –Chi ha organizzato questo party?- domandò Laura – I proprietari del locale, si paga tre euro per entrare. Vieni con noi domattina? Così farai acquisti per andarci. – la ragazza riflettè un attimo, poi disse: -Io sì, ne parlerò anche con Manuela, dove ci incontreremo?- -Davanti al Caffè della Bell’Arte alle nove. - rispose Ermelinda, le due ragazze si salutarono. Laura parlò dell’idea di Ermelinda e Giuliana a Manuela, informandola anche del party della sera successiva –Verrò con voi. – affermò lei. –Sia al centro commerciale che al party. – Il giorno dopo, le quattro ragazze si incontrarono puntuali davanti al Caffè della Bell’Arte, come stabilito la sera prima, ed entrarono a fare colazione. Mentre chiacchieravano allegramente, Giuliana alzò gli occhi dal suo cappuccino –Ehi, guardate laggiù!- disse –Oh, no!- esclamò Ermelinda –La Piras! Oggi è il suo giorno libero!- Manuela sospirò –Accidenti! Perché non ci abbiamo pensato prima!- la professoressa si accorse della loro presenza e le raggiunse –Buon giorno ragazze! Niente scuola oggi? Avete marinato? Non si fanno queste cose!- le rimproverò, Giuliana tentò di inventare una bugia sul momento –Beh… noi stavamo andando, ma poi io mi sono sentita male, non avevo fatto colazione e…- Laura la interruppe –Diciamo la verità: volevamo evitare la verifica di storia dell’arte, e poi stasera c’è un party in discoteca, così abbiamo deciso di andare la centro commerciale a comprarci qualcosa per l’occasione. – spiegò, l’insegnante disse: -Per questa volta vi coprirò, non dirò niente né ai vostri genitori e né al collega di storia dell’arte. – le ragazze sgranarono gli occhi per lo stupore –Ma visto che anche io andrò al party in discoteca, verrò con voi al centro commerciale per fare un po’ di shopping. Che ne dite?- naturalmente le ragazze annuirono con vigore –Va bene, grandioso!- affermò Laura, Manuela la guardò torva. La mattinata volò come il vento, e Laura, le sue compagne e la Piras uscirono dal centro commerciale cariche di buste. La professoressa le accompagnò con la sua auto soltanto fino alla piazza del paese, poiché le ragazze avevano deciso di rincasare a piedi. Durante la loro passeggiata ebbero modo di parlare. –Caspita, non credevo che la Piras fosse così spendacciona!- Esclamò Giuliana –E io non avrei mai immaginato che si comprasse della bigiotteria tanto vistosa!- aggiunse Ermelinda –Come vedete, l’apparenza inganna. – disse Laura, saggiamente –Avanti, dillo anche a loro che sei stata tu a trasformare quella gufa in una ragazza normale!- la invitò Manuela sorridendo, così Laura si accinse a raccontare tutto ciò che aveva fatto per la Piras anche a Giuliana ed Ermelinda. -…ma ho agito soprattutto nel nostro interesse: avete visto che si è addolcita molto, no?- Concluse sorridendo. –Sei mitica, Laura – disse Giuliana.– mitica e coraggiosa!- -Mi raccomando, - disse la signora Muretti a Marco, quella sera, mentre usciva insieme a Laura per andare in discoteca –Sta attento a tua sorella, e tu – continuò guardando la ragazza –bada a quello che fai e a tuo fratello, che nonostante abbia trent’anni, non è sempre affidabile!- Laura rise –Va bene mamma, sta tranquilla. – affermò – Sì, sta tranquilla. - ripetè Marco. I due salutarono la madre e si recarono alla festa. Non appena arrivò, Laura trovò Ermelinda, Manuela, Veronica, Paolo e Andrea che la aspettavano fuori, poco dopo arrivò anche Giuliana e i ragazzi entrarono in discoteca. Il party procedette bene per più di un’ora, e Laura trascorse quel tempo a ballare insieme a Paolo senza mai uscire dalla pista, mentre gli amici si fermavano di tanto in tanto per bere qualcosa. Quando la ragazza fu veramente stanca di ballare, raggiunse Giuliana e Manuela, per sedersi accanto a loro su un divanetto del locale –Uff, sono distrutta!– esclamò –E ci credo! Non ti sei riposata neanche cinque minuti!- rispose Manuela alzando il più possibile la voce, in modo da essere sentita nonostante la musica alta –Ho visto la Piras. – aggiunse –Era con il suo innamorato. Che carini! – Giuliana rise –Ha indossato quel vestitino nero aderente e scollato che si è comprata stamattina! Sembra una falsa magra! – disse –Vorrei vederla, deve essere un bello spettacolo. – affermò Laura sorridendo. Intanto la professoressa ballava insieme a Luca, senza pensare a nulla, divertendosi come un’adolescente, finché ad un certo punto non vide il braccio di una donna che portava via il suo cavaliere. La Piras seguì preoccupata la ragazza mora che lo trascinava in un angolo della discoteca. La sconosciuta prese a schiaffeggiarlo per poi gridare: -Porco! Mi avevi detto che in questi giorni eri fuori per lavoro! E invece sei rimasto in città per uscire con un’altra donna! – la professoressa sgranò gli occhi –Ehi, ma sei impazzita?!- esclamò rivolta alla ragazza mora, che per tutta risposta le mollò un ceffone –Come ti permetti!! – urlò lei –Come ti permetti tu! Quest’uomo è fidanzato con me da otto anni! – Luca borbottò: –Francesca, ti… ti posso spiegare…- la donna gli diede un ultimo schiaffo –E adesso stai lontano da me per sempre!- concluse, lasciandolo da solo con la Piras. Paolo e Laura erano davanti all’entrata del locale, abbracciati, mentre guardavano le stelle. La ragazza vide Manuela avvicinarsi, la guardò meglio e si accorse che stava ridendo –Cara Laura, hai perso la scommessa!- annunciò –Perché?- chiese lei liberandosi dall’abbraccio di Paolo –Te la rubo un attimo. – disse rivolta al ragazzo, e prese l’amica per mano. La portò sul retro della discoteca –Guarda un po’ lì!- esclamò indicando la Piras e Luca che litigavano furiosamente –Oh, no…- mormorò Laura piano. –Beh, così è la vita. – Affermò Manuela, dandole una pacca sulla spalla. Le due continuarono ad assistere alla scena per qualche minuto, e infine videro Luca allontanarsi dopo aver detto una parolaccia, lasciando la Piras da sola, tra i singhiozzi. –Quello è mio fratello!- Disse poi Laura, vedendo Marco che usciva dalla porta sul retro per raggiungere la sua insegnante –Emilia, non te la prendere. – le disse cingendole le spalle con un braccio –Luca sembrerà anche un ragazzo modello, ma non lo è affatto. – spiegò, la Piras si asciugò le lacrime –Non è adatto ad una donna seria e dolce come te. – aggiunse. La professoressa lo abbracciò, sotto lo sguardo incredulo delle due ragazze che li spiavano. – Non tutto è perduto. - Cominciò Laura –Di certo io non ho vinto la scommessa, ma credo che la Piras abbia qualche ottima possibilità con mio fratello. – sorrise a Manuela, che ricambiò e rispose: -Da un lato però avevi ragione, ora anch’io penso che la Piras sia capacissima di trovarsi un fidanzato, aveva solo bisogno d’aiuto.– Laura annuì dicendo: –Ma sono stata una stupida a pensare che ci sarebbe riuscita in una settimana. – l’amica ribattè: –No, tu sei stata anche troppo in gamba: hai compiuto un’impresa impossibile: cambiare in meglio una professoressa acida! – la ragazza fece spallucce –Tutto è possibile. – affermò –Sì, tutto tranne che trovare il fidanzato in sette giorni! –aggiunse l’amica. Entrambe risero, poi voltarono per raggiungere l’entrata della discoteca, dove i loro amici le aspettavano.