Autore : ETA BETA- Titolo : Punk princess
-Anna! Vuoi alzarti una buona volta!? Ti ricordo che devi andare a scuola!- Gridò la mamma dalla cucina, Anna si rigirò nel letto. Era sveglia già da mezz’ora, ma non ne voleva sapere di muoversi. –Insomma, peste, mi vuoi obbedire o no?- disse ancora sua madre, la ragazza sbuffò e si rizzò a sedere scoprendosi –Sono allergica alla parola “scuola”! Allergica! Capito?- brontolò senza rivolgersi a nessuno in particolare. Si mise in piedi e alzò l’avvolgibile della sua piccola, disordinatissima cameretta, poi prese la spazzola e si piazzò davanti allo specchio per pettinare i suoi lisci capelli biondi lunghi fino alle spalle. Aveva un viso angelico, con degli splendidi occhi azzurri e una carnagione chiara e delicata. A vederla sembrava proprio una ragazza tranquilla e pacifica, ma in realtà Anna era una vera peste, come diceva la mamma. Fin da piccola all’asilo faceva disperare le sue maestre, dal momento che combinava loro scherzi di tutti i generi, e copriva i compagni quando disobbedivano o facevano delle monellerie. Tuttavia non era una bambina dal carattere cattivo, come molti genitori pensavano. Nonostante avesse ormai compiuto diciassette anni non era per niente cambiata, ed aveva un sacco di amici che la ammiravano per il suo carattere combattivo e polemico. Dopo essersi lavata si vestì e si truccò, poi prese lo zaino e andò in cucina a salutare la mamma –Ciao, mami, sto andando via, esco all’una e mezza.- disse, la donna le chiese:- Non fai colazione?- Anna indicò l’orologio, e le fece notare che erano le otto e dieci –E’ tardi, prenderò qualcosa alla macchinetta di scuola.- diede un bacio sulla guancia alla madre e uscì di casa correndo per incontrare le sue compagne all’angolo del semaforo, dove le trovava tutte le mattine fin da settembre. –Anna! Finalmente!- Esclamò Chiara, una ragazza di bassa statura, robustella, coi capelli castani sempre raccolti in una piccola coda e una graziosa frangetta –Sei in ritardo anche oggi!- la rimproverò Elsa, che invece era alta, snella, con capelli corvini e imboccolati –Scusate, - cominciò lei col fiatone, -oggi mi sono alzata alle otto meno un quarto!- -Tanto per cambiare…- borbotto Marta sorridendo sarcastica. Dimostrava più di diciassette anni, era più alta delle sue amiche, aveva un bel fisico e dei capelli castani chiari, corti e sbarazzini. Quelle quattro ragazze erano molto unite tra di loro, ascoltavano la musica Punk e Rock, e amavano imitare le loro cantanti preferite vestendosi di rosa e di nero, e truccandosi facendo soprattutto uso di matita nera per gli occhi e ombretto con brillantini. -Avevamo compiti di latino?- domandò Anna –Sì.- rispose –Elsa –un’intera pagina di espressioni con i radicali .- - Bene cara, allora conto su di te!- esclamò lei –Contiamo tutte su di te: io e Chiara le abbiamo fatte insieme e sono quasi tutte sbagliate!- s’intromise Marta – In una pagina ce ne sono almeno quindici! Come fai a farne così tante dall’oggi al domani?! Quel professore si sta fondendo!- aggiunse –Mi sto fondendo anche io,- disse Chiara –tra qualche giorno troverete un bicchiere con un uno strano liquido dentro e un’etichetta con su scritto il mio nome!- Elsa rise – Dai, stringiamo i denti! Siamo all’ultima settimana di aprile!- Anna rispose: –E’ da settembre che sto stringendo i denti e pensando al mare, ai pomeriggi di dolce far niente e alle mattinate di sonno! Non ce la faccio proprio più!- la sua amica emanò un altro risolino –Ma ora è diverso: stiamo davvero per finire!- affermò. Elsa era la più studiosa tra loro, amava la scuola e la sua materia preferita era la biologia. Aiutava spesso le sue amiche a studiare, e spesso faceva loro copiare i compiti in classe e quelli assegnati per casa. Le quattro ragazze arrivarono a scuola proprio poco prima del suono dell’ultima campana, trovando ciascuno dei loro compagni al proprio posto. Anna si sedette al banco che divideva con Chiara, mentre davanti a loro si accomodarono Elsa e Marta –Chi abbiamo alla prima ora?- chiese poi – l’Innominato.- rispose la sua compagna di banco –Oh, no! Non ho neppure il tempo di copiarmi i compiti!- disse, e sbuffò. “Innominato” era il soprannome che il loro insegnante di matematica, il professor Betterelli, si era guadagnato per via della sua severità forse eccessiva. Non appena l’insegnante entrò in classe calò il totale silenzio. –Buon giorno.- Quasi nessuno rispose –Avrei detto buon giorno!- aggiunse, i ragazzi ricambiarono il saluto. –Come prima cosa vediamo gli esercizi che vi avevo assegnato per oggi. Prendete i quaderni.- disse, i ragazzi obbedirono e lui cominciò a passare tra i banchi per controllare se tutti avevano fatto le espressioni. Mentre Chiara e Marta gli mostrarono le loro piene di errori ed Elsa le sue quasi perfette, Anna poté solo fargli vedere un foglio bianco –Male, molto male!– commentò quell’uomo alto, tropo magro, quasi calvo e che incuteva un po’ di timore, col suo sguardo severo e i suoi occhiali spessi. –Come mai non hai svolto gli esercizi?- Domandò –Ho avuto un contrattempo, professore.- lui si sedette dietro alla cattedra e disse semplicemente: -Ecco, cerchiamo di evitare contrattempi, quando ci sono i compiti di matematica da fare.- Dopo due ore di latino e una di matematica suonò finalmente la tanto attesa campanella della ricreazione, ed i ragazzi uscirono a passeggiare in cortile aprendo le loro merende. –Ah, dieci minuti di pace!- esclamò Anna mentre camminava con le sue compagne sull’ala destra del giardino –Già, non ne potevo più di stare chiusa tra quelle orribili quattro mura,- aggiunse Chiara –e se penso che per oggi ci devo restare altre due ore mi viene da vomitare!- -Il peggio è passato, l’Innominato lo abbiamo avuto alle prime due ore.- intervenne Marta, poi Anna disse:- Ma avete visto come mi ha trattato!? E’ un miracolo che non gli ho risposto male!- Marta fece spallucce –Scusami, Anna, ma sei tu ad essere dalla parte del torto, dopotutto non avevi fatto i compiti, no?- -Sì, ma era la prima volta in tutto l’anno che non li aveva fatti!- la difese Chiara, Anna scosse il capo –No, ha ragione, ma non è tanto il suo “molto male!” che mi ha dato fastidio – spiegò, imitando il professore e facendo ridere le compagne –quanto quello che ha detto dopo. Che ne sa lui di quale tipo di contrattempo può aver avuto una per sona, e stavo proprio per dirglielo!- affermò mentre proseguivano la loro passeggiata continuava a sfogarsi –Non mi piace per niente! Perché non se ne va in pensione in anticipo, così al meno…- fu costretta a fermarsi quando un ragazzo su uno skateboard la urtò facendola ruzzolare a terra –Ehi, che ti salta in mente! Potevi farmi male sul serio!- gridò, era caduta di fianco, si accorse di avere il gomito sbucciato e un po’ sporco di polvere –Scusami, tutto bene?- chiese il ragazzo porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei alzò lo sguardo e sgranò gli occhi. Davanti a sé aveva un bel giovane alto, muscoloso, dai capelli corvini e gli occhi scuri che le sorrideva cordiale –S-sì… benissimo…- dopo un momento di incertezza afferrò la sua mano e si rimise in piedi, allora le sue amiche si allontanarono –Mi dispiace per quello che è successo, ero un po’ distratto, sai, avevo la testa per aria…- Anna rise piano –Figurati, poteva capitare a chiunque, e poi metà della colpa è mia, perché stavo pensando ad altro e non ti ho né visto e né sentito arrivare.- lui fece spallucce –Allora constatazione amichevole, ok?- lei annuì capire il significato della frase, il ragazzo scosse il capo –Scusa, questa era una battuta stupida…- Anna rise dicendo -Ma no, era carina!- le porse nuovamente la mano –Comunque io sono Cesare, piacere di conoscerti.- lai la strinse –Mi chiamo Anna, piacere è mio.- rispose -Ehi, Cesare! Smettila di fare il gentiluomo e ritorna da noi! – lo chiamarono due ragazzi poco lontani –Avvicinatevi!- esclamò, quando arrivarono da loro si rivolse ad Anna –Questi sono i miei migliori amici, lui è Antonello, - e indicò il ragazzo biondo, alto e robusto accanto la lui –e lui Massimo.- continuò dando una pacca all’altro, dai capelli castani e gli occhi nocciola. Anna fece conoscenza con i due compagni di Cesare, poi chiamò le sue amiche per fare delle altre presentazioni. Poco dopo suonò la campana. –Oh, dobbiamo tornare in classe!- Disse Elsa, sinceramente dispiaciuta –Beh, arrivederci, tipe, ci possiamo rincontrare domattina a ricreazione, sempre qui, se volete.- propose Massimo –Qui dove Cesare è riuscito a rompere il ghiaccio in maniera del tutto originale!- aggiunse Antonello, tutti risero –Ma sì, perché no! – disse Anna, e dopo aver salutato tornò in classe con le altre. Dopo pranzo Anna stava studiando storia, quando il suo cellulare squillò; vedendo che a chiamarla era Chiara, premette il tasto d’invio per rispondere –Ciao Chiara, tutto bene?- chiese, l’amica rise –A me va benissimo, ma a te proprio a gonfie vele!- Anna si stupì –Cosa ti fa pensare che a me vada a gonfie vele? Sono incasinata al massimo e domani c’è l’ultimo compito in classe!- Chiara mugugnò –Non parlavo certo della scuola! Mi riferivo al tipo che ti è venuto addosso stamattina e che poi si è presentato!- lo stupore di Anna crebbe –Sì, d’accordo, è un gran bel ragazzo, ha un fisico e un viso molto belli, e mi è sembrato simpatico, ma perché ti stavi riferendo a lui?- domandò –Perché?! Anna, ma dove vivi? Non mi verrai a dire che tu non sai chi è quello!- esclamò Chiara, Anna ridacchiò –Mi dispiace deluderti, ma non lo so!- l’amica sospirò –E’ il ragazzo più popolare della scuola, ha un anno in più di noi e studia in quarta. Pare che sia un vero genio in matematica e che abbia un sacco di corteggiatrici.- -Sì, e allora?- chiese ancora lei –“E allora?” Spero che tu capisca quanto sei fortunata! Tienitelo stretto!- spiegò –E, poi, se sono bene informata, in questo periodo è single…- stavolta la risata di Anna fu sonora –Chiara, mi conosci da quando avevamo undici anni, e sai bene che gli uomini sono l’ultimo dei miei problemi. Non ho mai sbavato dietro ad un ragazzo, e non ho intenzione di cominciare proprio ora.- affermò. – Ok, cara, volevo solo darti un paio di informazioni sul tipo che hai conosciuto oggi.- Concluse l’amica, e riagganciò. La mattina dopo Anna e le sue amiche incontrarono nuovamente Cesare, Antonello e Massimo nel campetto da basket della scuola, e si divertirono un mondo ad osservarli mentre facevano acrobazie sui loro skateboard, per non parlare delle risate che fecero vedendo Cesare che cadeva a terra –Per oggi direi che avete visto abbastanza!- affermò lui rialzandosi, ma con un largo sorriso stampato in faccia – Sei troppo forte, Cesare!- esclamò Anna –Grazie, signorina! – rispose – Ehi, ragazze, con voi ci si diverte! Siete delle spettatrici che danno soddisfazione!- cominciò Massimo –Perchè non ci vediamo questo pomeriggio in piazza, verso le sei?- propose –Per una volta hai un buona idea!- disse Antonello, Chiara annuì con vigore, e guardò le amiche –Sì, direi che io posso venire, non abbiamo nemmeno compiti per domani.- affermò Elsa, anche Marta era d’accordo –E voi due cose ne pensate?- chiese rivolgendosi a Cesare e Anna, che ridevano insieme seduti poco lontano –Oh? Ah sì, certo, va benissimo!- disse lei –Anche per me.- concluse il ragazzo. Così quel pomeriggio Anna non toccò neppure un libro, ma passò tutto il suo tempo a provare e riprovare jeans, scarpe, gonne e magliette, finché non scelse di indossare una minigonna nera, un paio di scarpe da tennis in tela rosa e una maglietta dello stesso colore aderente e con un teschio disegnato sopra. Poi provò un sacco di pettinature e di trucchi, finché le sei non arrivarono senza che neppure se ne accorgesse, così dovette finire di prepararsi in un lampo per poi correre al luogo di ritrovo scelto insieme alle sue amiche. –Wow, ma come siamo eleganti!- si complimentò Elsa –E soprattutto come siamo in ritardo!- osservò Marta, e sorrise –C’è qualcosa sotto, tesoro?- chiese sarcastica, fu Chiara a risponderle –Sì, ma lei non lo vuole ammettere.- Anna la guardò storto –Finiscila di dire cretinate.- Elsa sospirò –Chiara ha ragione, tu non lo vuoi ammettere, ma è chiaro che ti stai innamorando!- Anna rise forzatamente –Innamorarsi è una parola un po’ troppo grossa per i miei gusti. – ci fu un imbarazzante minuto di silenzio, durante il quale le ragazze cominciarono ad avviarsi verso la piazza –Vedete, a me interessa solo diventare amica di Cesare, tutto qui.- spiegò –Poi, come dice il proverbio, se son rose fioriranno…- Chiara ridacchiò –Andiamo Anna, diccelo pure: per la prima volta in vita tua c’è un ragazzo che comincia ad interessarti.- lei si arrese, e annuì sospirando –Sì, ma per ora non voglio che succeda nulla!- Marta le diede un pizzicotto sulla guancia –Stai crescendo anche tu, cuore di pietra!- Passò una settimana da quella sera, quando Anna e Cesare si scambiarono i numeri di cellulare, ed uscirono insieme altre quattro volte, e l’ultima di queste si separarono per la prima volta dal resto del gruppo, col pretesto di andarsi a comprare un gelato. Cesare la portò in una pasticceria poco lontana, e dopo aver ordinato due grosse coppe di vaniglia e cioccolato, si sedette con lei al tavolino più appartato che trovarono. –Beh…Ti piace?- cominciò lui- Che cosa?- -Il gelato.- lei arrossì –Oh, non l’ho ancora assaggiato. – e si affrettò a metterne un cucchiaino in bocca –Sì, buono…- commentò poi –Parliamo un po’ di noi due, dato che siamo soli.- propose Cesare, la ragazza annuì – Bene, comincia tu.- la invitò, Anna alzò le spalle –Da dove?- -Da dove ti pare. Parla a ruota libera.- e sorrise, lei ricambiò- Dunque… ho diciassette anni, sono in terza liceo scientifico e non faccio sport. – arrossì nuovamente –Ma questo lo sapevi già.- lui rise, lei si affrettò a continuare – Mi piacciono i film horror, i romanzi trhiller, me anche le storie d’amore, i miei colori preferiti sono il rosa e il nero e ascolto musica Punk e Rock.- non trovando nient’altro di interessante da dire si infilò un cucchiaino di gelato in bocca. Cesare annuì –Dunque sei una Punk Girl, magnifico… Io invece sono uno Skater Boy, ma dato che vado sempre in giro con lo skateboard questo è abbastanza evidente.- affermò, poi ricominciò –Comunque ascolto tutti i tipi di metal e anche un po’ di Punk, ma non mi definisco un esperto come puoi esserlo tu…- lei rise delicatamente- Il mio piatto preferito è la pizza, e vado pazza per il cioccolato.- disse poi –Anche a me piace tanto il cioccolato, ma se dovessi scegliere preferirei le patatine fritte.- confessò lui. Una volta finito il gelato uscirono dalla pasticceria, e per la prima volta Cesare la prese per mano, lei si sentì avvampare di calore e di gioia così gli sorrise dolcemente. Fu allora che Cesare non poté più resistere, e che la baciò. Anna non se lo aspettava, tuttavia si lasciò andare, finché le loro labbra non si separarono molto lentamente. Cesare fece per scusarsi –Perdonami, forse sono stato un po’…- lei gli premette il dito sulle labbra –No. E’ stato bellissimo.- Gli diede un ultimo bacino sulla guancia –Devo proprio andare, sono le otto e mezzo.- disse voltandosi, lui la seguì –Aspetta, ti accompagno.- Non appena arrivò a casa impugnò il cellulare e cominciò a scrivere un messaggio: Mi sono ufficialmente innamorata! Lo inviò a Chiara, ansiosa di ricevere la sua risposta. Non dovette attendere molto tempo, dato che l’amica le rispose immediatamente: Sono stra super iper arci felice per te! Com’è andata? Anna mandò un risolino e le scrisse: Io e lui da soli in pasticceria, un enorme e gelato alla vaniglia e al cioccolato, una breve passeggiata e…. Prova tu a immaginare il finale! Chiara non ebbe bisogno di usare tanta immaginazione, poiché Anna lesse quasi subito la sua risposta: Un bacio aromatizzato al cioccolato e alla vaniglia? Anna aspettò un po’ prima di confermare ciò che l’amica aveva ipotizzato, ma poi le scrisse: Esatto, genio, hai fatto centro! Passaparola alle altre! Voglio che tutte domani mi facciate gli auguri per il mio primo vero amore! Il mattino seguente le amiche fecero ad Anna un sacco di complimenti, proprio come lei si aspettava, e continuarono a ridere e ad ascoltare il suo racconto persino quando il professor Betterelli entrò in classe, senza accorgersi del suo arrivo –Ragazzi! Che cos’è questo fastidioso cicaleccio?- brontolò, com’era solito fare quando qualcosa non lo soddisfaceva appieno. Anna e le sue amiche smisero di parlare –Anna Pinna, si sempre tu!- lei abbassò lo sguardo incrociando le dita, benché sapeva che quel gesto non le sarebbe servito a nulla. Infatti il professore disse: -Dato che hai tanta voglia di parlare, vieni alla lavagna per una bella interrogazione e ragiona a voce alta.- Anna non si rifiutò, ma si alzò e prese in mano il pennarello che l’insegnante le porgeva, dato che non voleva arrendersi senza combattere. -Hai preso quattro? In che cosa?- le chiese Cesare mentre parlavano al telefono –In matematica. Non ci voleva proprio ai primi di maggio!- rispose lei un po’ amareggiata, il ragazzo tentò di consolarla –Dai, ti farà sicuramente recuperare, stai tranquilla…- Anna mugugnò –Non credo proprio, ha detto che questa era l’ultimissima interrogazione e che non mi devo illudere perché comunque questo quattro farà media matematica.- lui rise –Il tuo insegnante è proprio un cane! Ma non preoccuparti, se hai la media del sette è tutto apposto.- affermò –Il fatto è che ho la media del sei…- borbottò la ragazza-Allora te lo farà sicuramente recuperare! Non potrà rifiutarsi, e se lo farà potrei sempre andare dalla preside!- esclamò, Anna sospirò –Quel professore è una carogna! Noi lo chiamiamo “l’Innominato”, perché solo a sentire il suo nome ci vengono i brividi! E’ cattivissimo, ma non è che lo penso solo io, tutti i miei compagni dicono che è un vero cane!- Cesare rise nuovamente –Anna, fai come ti ho detto io, prova ad andare a recuperare, e se lui si rifiuta vai dalla preside. Ti do un altro consiglio: fatti dare man forte dai tuoi compagni.- la ragazza si sentì davvero sollevata –Grazie mille, Cesare.- disse – Dopodomani gli chiederò di essere interrogata di nuovo. Tu domani puoi uscire verso le sei e mezzo?- chiese poi –Scherzi? Domani sera sarò tutto tuo! Ci vediamo tesoro!- affermò –Ciao.- disse Anna, e riagganciò. Fu proprio in quel momento che la madre entrò nella stanza –Allora, - cominciò tranquilla-chi è Cesare?- la ragazza fece spallucce –Io credevo fosse un autore latino, quello che aveva sconfitto Pompeo. Secondo te chi è, mamma?- la donna rise e la accarezzò sulla nuca – Va bene, ho capito, non me lo vuoi dire.- -Perché dovrei?- chiese la figlia –Tu mi hai mai confidato qualcosa di te?- aggiunse. Anna non aveva mai avuto né voleva avere un rapporto molto saldo con sua madre; lei lo sapeva e si era ormai rassegnata all’idea –Ok, d’accordo, hai ragione tu. Comunque non fa niente se hai preso quattro in matematica, e stai serena, se non vorrà fartelo recuperare andrò io a parlare con “l’Innominato”.- e rise nuovamente uscendo dalla stanza. Anna si lasciò cadere sul letto e abbracciò uno dei suoi peluche preferiti, sorridendo senza sapere bene il perché. Era contenta e più tranquilla. Il pomeriggio seguente Anna uscì verso le sei e un quarto per arrivare puntuale davanti al liceo, dove si era data appuntamento con Cesare per uscire. –Ciao mia Punk Girl! Come va oggi?- Chiese andandole incontro –Di sicuro molto meglio di ieri, grazie ancora per avermi lasciata sfogare con te al telefono.- lui alzò le spalle –Dovere, tesoro.- cominciarono a passeggiare senza una meta precisa, chiacchierando del più e del meno –Come mai a ricreazione non ti ho trovato in giro con i tuoi amici, stamattina?- domandò Anna –Compito in classe di inglese…E’ stata proprio una scena! Un mio compagno ha lanciato il vocabolario dalla finestra perché non riusciva a rispondere alle domande e ha preso in testa la nostra professoressa di italiano!- la ragazza rise –Ecco perchè l’hanno portata via in ambulanza! Ci avevano detto che era solo svenuta.- si attorcigliò al dito una ciocca di capelli –E il tuo compagno adesso?- chiese –Ovviamente l’hanno mandato dal preside, credo che passerà dei guai molto seri.- stettero in silenzio per un po’, finché Cesare non fece una proposta –Ti va di andare alla pasticceria dell’altro giorno?- Anna annuì con vigore. –Certo, puoi scommetterci.- Questa volta non rimasero a mangiare i loro gelati seduti davanti a uno di quei tavolini rotondi, ma uscirono subito dopo aver preso due semplici coni, per poi accomodarsi su una panchina della piazza. –Cesare, tu mi piaci troppo.- Confessò Anna mentre lui le cingeva le spalle con un braccio –Anche tu, sei troppo dolce e simpatica, oltre che bellissima.- e le sorrise, così anche quella sera la baciò. Il bacio fu molto breve, poiché s’interruppe non appena il ragazzo sentì alle sue spalle una voce molto familiare –Cesare, che cosa fai? Dovevi essere a casa ad aiutarmi a imbiancare!- il ragazzo si voltò –P-papà… Io… Scusa, me ne ero dimenticato…- anche Anna volle sapere chi fosse l’uomo dietro di loro, e non credtte ai suoi occhi quando vide il professor Betterelli –Tu! Che ci fai con mio figlio? – domandò con voce tuonante –Come, Cesare è suo figlio?!- esclamò, non sapendo che altro dire –Certo che lo è! E non voglio che frequenti soggetti del tuo calibro, razza di testa vuota buona a niente!- Anna non riuscì più a trattenersi –Come cavolo si permette di apostrofarmi in questo modo! Non si azzardi mai più a dire una cosa del genere! E si tenga stretto il suo figlioletto, perché ci saranno sicuramente altre mille teste vuote a rincorrerlo, visto che è il più popolare della scuola!- detto ciò girò sui tacchi e se ne andò, gettando a terra il gelato che teneva ancora in mano. La mattina dopo, a ricreazione, restò in classe e raccontò alle sue amiche ciò che le era successo, sforzandosi di mantenere un tono di voce normale e di sembrare tranquilla –Beh, Cesare che cosa ti ha detto?- chiese Marta –Nulla, non gli ho mandato nemmeno un messaggio, e neanche lui mi ha cercata.- rispose appoggiando il mento sul suo banco – Comunque lui non ha fatto nulla di male, non devi colpevolizzarlo.- le fece notare Elsa, Anna scosse il capo –Poteva almeno difendermi, quando quella carogna del padre mi ha chiamata “testa vuota”. La sua amica annuì –su questo hai ragione….- anche Chiara intervenne:- Secondo me dovresti comunque farci pace, altrimenti potresti pentirtene, in fondo lui continua a piacerti, non è vero?- la ragazza non rispose, Elsa le diede una pacca sulla spalla. –Prenditi un po’ di tempo per pensare, poi vedremo.- Intanto la campanella suonò, e ad entrare in classe fu proprio il professor Betterelli, che quando tutti i ragazzi furono entrati in classe disse:- Bene, anche oggi interroghiamo. Spero siate tutti proni, perché se qualcuno dovesse andare male io non ho alcuna intenzione di farlo recuperare, dato che non ho tempo da perdere.- Infine arrivò il mese di giugno, e Anna e le sue amiche smisero di andare a scuola, poiché avevano ormai concluso con le interrogazioni. Durante le loro ultime ricreazioni avevano osservato il comportamento di Cesare, la cui unica occupazione era scorrazzare per il giardino con lo skateboard insieme ai suoi amici. Sembrava non interessarsi delle ragazze, e questo ad Anna, che non avrebbe voluto confessarlo nemmeno a se stessa, faceva piacere. Mentre una sera come tanta stava ritornando a casa dopo essere uscita con le amiche le arrivò un messaggio al cellulare. Rimase piacevolmente sorpresa nel leggere un messaggio di Cesare: Ciao Anna, come stai? Spero che ti vada tutto bene. Volevo dirti che mi è dispiaciuto tantissimo per ciò che è successo quella sera in piazza, e anche farti le mie scuse: avrei potuto alzare la voce e difenderti, ma non ne ho avuto il coraggio. Se non stai più andando a scuola mi farebbe piacere vederti domattina alle dieci davanti ai giardinetti. Tu che cosa ne pensi? Fammelo sapere entro stasera. Baci. Ps: Se domani vieni, porta anche una tua amica. Una volta arrivata a casa Anna telefonò a Chiara per darle la notizia, e anche l’amica si dimostrò molto sorpresa –Stai scherzando? Cesare ti ha di nuovo cercata?- -Mai stata più seria. Non me l’aspettavo, pensavo di riavvicinarmi io tra un po’ di tempo, quando mi sarei sentita più convinta…-disse lei sedendosi sul letto